Il potere

Il potere



Cosè il Potere?

In generale, con il termine potere si intende la capacità di ottenere degli effetti, di produrre dei cambiamenti o di esercitare un’influenza. Nell’ambito particolare dei rapporti interpersonali e sociali, il potere coincide con la capacità, posseduta da singoli o da gruppi di modificare il comportamento di altri singoli o di altri gruppi.

Due Poteri:

- In primo luogo, si tratta di un concetto che non si riferisce a una cosa, a un’entità, ma che coglie una relazione tra due singoli, tra due gruppi o tra un singolo e un gruppo: se A fosse solo, il suo potere non sussisterebbe, perché esso si manifesta soltanto quando A modifica il comportamento di B

- In secondo luogo, quello di potere è un concetto bifronte, perché si può riferire sia a un comando impartito da un uomo (o da un gruppo) a un altro uomo (o gruppo), sia a un semplice “poter fare”, “essere in grado di”. Di tale duplice natura ognuno di noi ha senz’altro fatto esperienza fin da quand’era piccolo: lo sviluppo fisico  e psicologico del bambino, infatti, comprende sia una progressiva acquisizione di potere nei confronti del mondo esterno e di se stesso (camminare, parlare, usare gli oggetti o crearne di nuovi), sia l’esperienza – prima in famiglia, poi a scuola, in seguito attraverso la graduale scoperta delle norme e di chi è preposto a garantirne l’osservanza: funzionari, forze dell’ordine ecc. – dei rapporti di potere di cui è intessuta tutta la vita umana.

La pervasività del potere

La centralità del potere nell’ambito della vita politica non deve far dimenticare un altro importante aspetto, che è stato oggetto di acute analisi di pensatori novecenteschi, primo fra tutti il filosofo francese Michel Foucault (1926-1984): la sua pervasività, termine con il quale si intende richiamare il fatto che il potere è diffuso in tutti i rapporti e in tutte le pratiche sociali. 
Secondo Foucault, esiste una dimensione “macro” del potere, rappresentata dalla sua concentrazione negli organi dello Stato preposti a legiferare e governare (nel caso italiano, il Parlamento e il Consiglio dei ministri). Esiste però anche una dimensione “micro”, indagata dallo studioso in numerosi testi. Il tema centrale di questi scritti è la rappresentazione del potere come forza impersonale e anonima che è presente ovunque: nei discorsi, nei rapporti interpersonali, negli ambienti di lavoro, nelle istituzioni educative, sanitarie o repressive (v. Unità 12, p. 339), all’interno dello stesso dibattito scientifico. 
Nel saggio La volontà di sapere (1976), Foucault precisa che la sua non è un’analisi del “Potere” con la “P” maiuscola, inteso come insieme di istituzioni e di apparati che garantiscono la sottomissione dei cittadini all’autorità dello Stato, ma del “potere” con l’iniziale minuscola, inteso come insieme dei rapporti di forza che strutturano la società. La microfisica del potere (così lo stesso Foucault si riferisce alla propria teoria) non ignora, né trascura l’importanza dello Stato; sostiene però che lo Stato non ricopre tutto il campo reale dei rapporti, spesso invisibili, di potere che strutturano la società. In altre parole, è il potere (nella sua pervasiva dimensione “micro”) a plasmare la società, e non lo Stato. Se, infatti, il potere dello Stato è essenzialmente repressivo – basato cioè sull’emanazione di leggi e divieti –, il potere invece, nella sua pervasiva dimensione “micro”, non è mai repressivo, ma agisce come dispositivo di controllo e di organizzazione della vita sociale in chiave positiva. Il discorso scientifico sulla sessualità, ad esempio, a cui è dedicato il saggio La volontà di sapere, non nasce per reprimere gli istinti o per vietare certi comportamenti, ma per indicare quali sono gli atti più idonei al raggiungimento del piacere; così facendo, la sessualità è posta sotto il controllo di una pratica discorsiva e le infinite possibilità del corpo sono disciplinate e condotte nella direzione “giusta”, ma in modo positivo, senza proibizioni o moralismi.

Gli ideal-tipi del potere legittimo
Il potere legittimo può, secondo Weber, essere distinto in 3 tipi “puri”, o “ideali”: 


il potere tradizionale; 
il potere legale-razionale; 
il potere carismatico. 

Nelle forme di potere tradizionale la legittimità del potere risiede nel rispetto della tradizione e nella reverenza verso la persona del signore

Nelle forme di potere legale-razionale l’obbedienza è motivata dalla credenza nella razionalità del comportamento conforme alla legge, considerata un insieme di norme generali e astratte la cui validità è indipendente dalle caratteristiche personali di colui o di coloro che le hanno promulgate. In tal modo il rapporto di obbedienza si spersonalizza e l’impersonalità diventa la caratteristica principale nell’organizzazione del potere. 


Nelle forme di potere carismatico, infine, l’obbedienza è motivata dalla credenza nelle doti straordinarie del capo.

Tale significato viene sostanzialmente ripreso da Weber, che ne analizza le conseguenze sul piano del rapporto politico: il capo di tipo carismatico (il profeta, il condottiero, il demagogo) non ha bisogno di legittimare la propria autorità, in quanto punta sull’adesione spontanea e personale dei seguaci, «determinata dall’entusiasmo, dalla necessità e dalla speranza». Come è facile notare, si tratta di un rapporto di tipo irrazionale ed emozionale, tipico del potere allo Stato nascente, ossia di un momento in cui, per effetto di qualche processo di rottura rivoluzionaria, tutta l’organizzazione politica viene radicalmente alterata. 

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