Il lavoro in nero

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Il lavoro in nero

Con l'espressione "lavoro nero" si allude genericamente a qualsiasi attività a scopo di lucro esercitata in violazione delle disposizioni di legge, soprattutto in materia di diritto fiscale, concorrenza e sicurezza del lavoro. Questa forma illegale di attività può riguardare sia il lavoro autonomo sia quello dipendente, anche se nel linguaggio comune, quando si parla di lavoratori "in nero", si allude soprattutto al personale di imprese che non rispettano quanto stabilito dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro sotto i profili normativi ed economici.
Nel concreto: ci sono persone che lavorano "in nero" ma per imprese regolari: in questo caso l'illecito consiste nel fatto che esse non sono registrate nei documenti ufficiali dell'azienda, risultando sconosciute sia al Centro per l'impiego sia all'Istituto previdenziale (ad esempio, l'INPS). Oppure può accadere che il lavoratore "in nero" offra le sue prestazioni a un'impresa "sommersa", cioè anch'essa non registrata regolarmente. Esistono inoltre situazioni di irregolarità parziale (ad esempio, lavoratori le cui attività sono dichiarate in modo distorto rispetto alla realtà, ma non totalmente omesse), per le quali spesso si usa la locuzione più sfumata di "lavoro grigio". 

Una realtà diffusa 

Purtroppo, secondo i dati a nostra disposizione (che sono necessariamente incompleti, perché la natura "irregolare" del fenomeno impedisce rilevazioni precise), nel nostro paese Il lavoro nero costituisce Una realtà piuttosto diffusa. Stando al rapporto ISTAT relativo all'anno 2010, nell'ambito del lavoro dipendente gli "irregolari" sono l'11,1% dei lavoratori. Questa percentuale raggruppa però situazioni molto diverse tra loro: in particolare, emergono dati preoccupanti per alcuni settori specifici, come quelli dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca (43, I %), dei servizi domestici il dato è però ancora relativo al 2009). Se sommiamo lavoro dipendente e lavoro autonomo, la percentuale degli irregolari si assesta al 10,3%, per un totale di 2 548 000 unità. Anche in questo caso il settore percentualmente più colpito dal lavoro nero è l'agricoltura (37,4%), sebbene in termini assoluti la cifra di irregolari più alta si trovi nel settore dei servizi (1 792 200 unità)

Contro il lavoro nero
La legislazione italiana punisce Il lavoro nero. La normativa in merito è costituita principalmente dalla legge n. 248 del 2006, che stabilisce sanzioni pecuniarie pesanti e ne demanda l'applicazione alla Direzione Provinciale del Lavoro. Tuttavia, ciò che è davvero importante è riuscire a sensibilizzare a questo riguardo i lavoratori stessi e la collettività tutta, troppo spesso incline a cogliere nella prestazione lavorativa irregolare un'alternativa accettabile alla disoccupazione o una "scappatoia" vantaggiosa sotto il profilo fiscale. In realtà, il lavoratore "in nero" non versa alcun contributo pensionistico o previdenziale e, in caso di infortunio o malattia, non è tutelato. Inoltre, lavorare "in nero" non significa solo accettare spesso condizioni sfavorevoli rispetto a quanto stabilito dai contratti collettivi, ma anche porsi in concorrenza in qualche modo "disonesta" nei confronti degli altri lavoratori, contribuendo così al peggioramento della condizione di tutti i salariati. Infine, i contributi elusi dal lavoratore "in nero" e dall'impresa presso cui egli lavora sono, come ogni forma di evasione fiscale, denaro sottratto alla comunità.

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